C’è chi ritiene che i numeri non contino, quando si parla di creatività, ma la nostra esperienza nel campo del label e packaging design, focalizzata in modo particolare sul mondo del food e dell’agroalimentare, sviluppata nell’arco di oltre dieci anni nel soddisfare le esigenze di realtà e mercati differenti ci fa credere di poter elaborare la soluzione che fa per voi.
L’etichetta è il vestito di un prodotto. Per disegnare un grande abito non basta conoscere la storia della moda: bisogna conoscere le stoffe, le loro proprietà, padroneggiare le tecniche di taglio e confezione. La nostra dettagliata conoscenza di carta, colori, lamine e un aggiornamento continuo sulle tecniche di stampa non solo ci consentono di prevedere efficacemente la resa dei nostri progetti prima che passino dal monitor alla carta, ma rappresentano per noi un irrinunciabile stimolo creativo.
Dell’origine della creatività si sono occupate la filosofia, l’antropologia, la psicologia e le neuroscienze, senza venirne davvero a capo. Un’attenta analisi del prodotto, della realtà in cui nasce, dei mercati ai quali si rivolge e dei loro codici specifici, una profonda conoscenza del linguaggio visivo e delle sue funzioni: non sappiamo da dove venga la nostra creatività, ma abbiamo ben chiaro cosa sia all’origine dell’efficacia comunicativa.
Il design della fustella, gli accostamenti di colore, la gestione degli spazi e la definizione delle proporzioni tra lettering ed elementi grafici fanno la differenza tra un’etichetta mediocre o già vista e un abito su misura in grado di esaltare il fascino del vostro prodotto e di comunicarne il valore.
Le normative odierne richiedono di riportare indicazioni esaurienti sull’origine, le materie prime, la lavorazione, i valori nutrizionali, ma il sale di queste informazioni deve raggiungere l’acquirente prima che si appresti a leggerle, sotto forma di suggestioni: vestire il prodotto significa richiamare l’attenzione di una fascia precisa di pubblico, offrendole un assaggio dei colori e dei profumi racchiusi nella confezione, delle atmosfere del luogo d’origine, della storia dell’azienda, della filosofia di chi lo produce.
Può darsi che la bellezza sia un concetto universale nell’arte, ma non lo è nella comunicazione. Un nome delicato e poetico in italiano può suonare come una parolaccia in tedesco, e un colore elegante per il mondo occidentale rischia di evocare avvenimenti nefasti in Oriente. L’idea di italianità di uno statunitense non è la stessa di un russo, il senso della tradizione è garanzia di qualità per una certa fascia di mercato ma può annoiarne a morte un’altra. Un prodotto biologico deve essere riconosciuto dai colori e dallo stile del packaging, prima che da certificazioni e bollini, e una linea top deve distinguersi da quella base senza farla sembrare cheap.
Il nostro metodo di lavoro, basato sulla ricerca, ci permette di muoverci agevolmente tra i codici specifici dei singoli mercati e le loro differenti fasce.